BUON POMERIGGIO CARE PARTICELLE LETTRICI!
Buon sabato lettori! Oggi mentre io sono in giro a divertirmi – spero – vi intrattengo con questa recensione che spero veramente vi incuriosisca e vi piaccia! Ringrazio ancora tantissimo la Newton Compton per avermi permesso di organizzare il Blogtour di questo libro (trovate la mia tappa QUI) e ve ne parlo subito in questa recensione:
Genere: Historical Fiction
RECENSIONE
La storia ha inizio nel 1933 a Francoforte dove la famiglia Schimann vive da sempre. I Schlimann sono ebrei e sotto l’ascesa del potere di Adolf Hitler tutti sembrano diventati irrequieti. Gerhard è un professore di università molto rinomato ed è un pomeriggio come tutti gli altri che scopre tramite un collega che ci saranno i controlli sul posto di lavoro e chi è ebreo è più a rischio di altri. Quindi senza destare sospetti Gerhard invia un messaggio a sua moglie Elsa intimandole di prendere i figli Suzanne e Peter e partire.
Gli Schlimann si trasferiranno inizialmente a Zurigo dai genitori di Elsa, appena in tempo dalle persecuzioni naziste, fino ad arrivare in Turchia dove il sole splende in maniera diversa e le città sono affascinanti luoghi da visitare non solo da vivere. E’ qui in Turchia, tra Ankara ed Istanbul che ha inizio la loro storia ed è Elsa che darà voce alla prima delle quattro donne di Istanbul.
Cosa succederà alla famiglia Schlimann? Chi sono le quattro donne di Istanbul? Riusciranno ad ambientarsi in quel mondo a loro ancora tanto sconosciuto?
Le stavano portando via la sua identità. La sua storia, i suoi ricordi, le sue lettere, i suoi amici, la sua casa, la sua strada, la sua città. Un pazzo con la ragione ottenebrata dall’avidità le stava rubando la vita, e suo marito non era in grado di fermarlo. Sapeva di non poter incolpare Gerhard. Era stata lei a spingere il marito a candidarsi per un posto all’università di Francoforte sul Meno. Il frutto di una sua fantasia romantica: lo scrittore che più ammirava era un celebre figlio di quella città. Aveva creduto che, nel posto in cui erano ancora conservati la scrivania, il calamaio e persino le tortiere della sua cucina, sarebbe stata circondata dall’arte, respirandola in ogni momento e ogni giorno. (…) Elsa, a cui batteva ancora forte il cuore tutte le volte che passava davanti alla casa di Goethe e che conosceva a memoria i suoi versi, ora era costretta ad abbandonare la sua ingenuità.
La trama incuriosisce anche se non rimanda troppo al titolo che invece comprenderete solo leggendo tutto il volume. Riporta ciò che succede agli albori del libro.
La copertina che era stata scelta inizialmente dalla Newton Compton era senza alcun dubbio migliore di quella che ne è uscita fuori poi e che vedete in alto nella presentazione del libro. Ancora non riesco a spigarmi il perché di tanti cambiamenti non necessari. Ecco qui a sinistra la copertina che era stata annunciata inizialmente. Non la trovate meravigliosa? Io si e giuro che non ho parole per comprendere tutti questi cambi inutili. Qui a destra, invece, una delle copertine utilizzate all’estero è quella (perdonatemi ma non sono riuscita a risalire all’originale vera e propria).
Il titolo, nonostante non riuscivo a spiegarmelo dalla trama, devo dire che ha senso logico e almeno qui, ci siamo. E’ buono almeno su larga scala e non suona uguale ai titoli che la casa editrice ha in archivio.
L’ambientazione cambia dall’inizio in cui vedremo Francoforte e Zurigo. Ci sposteremo dall’Europa al Medio Oriente in cui Istanbul, in Turchia, era simbolo di bellezza e autenticità. Ankara era ancora sottosviluppata ma è fra quelle terre che i Schlimann vivranno e cambieranno. L’epoca varia su diversi anni. Ha inizio nel 1933 per diversi anni e per diverse generazioni mostrandoci gli anni duri e difficili dell’Europa ma ancor di più della Turchia.
La mattina del 19 novembre 1938, nove giorni dopo la sua morte, la bara contenente Atatürk partì da Istanbul sulla nave da guerra Yavuz, salutata da cento colpi di cannone. Poi un treno funebre trasportò il corpo da Ismit ad Ankara. Susy e gli altri bambini dello stabile passarono gran parte della giornata ad ascoltare la diretta radio dell’evento. Atatürk, che quando arrivava alla stazione di Ankara era sempre accolto con grida di giubilo, questa volta trovò lacrime e marce funebri. La bara, avvolta nella bandiera turca, fu posta su un catafalco di fronte alla grande assemblea nazionale. Quattro ufficiali armati di spade gli avrebbero fatto la guardia. A decine di migliaia giunsero sul posto, giorno e notte, per porgere il loro saluto.
I personaggi di questa storia sono diversi e la cosa più importante all’interno del tutto, oltre la famiglia Schlimann che è quella da cui comincia tutto, sono le quattro donne di Istanbul di cui non posso parlarvi apertamente; almeno non delle ultime due o finirei per spoilerarvi parte della storia.
Gerhard Schilmann è un professore rinomato all’università di Francoforte e quando si trasferisce all’università di Ankara porta tutto se stesso all’interno del progetto. Ha una famiglia a cui tiene molto e si abitua molto facilmente alla nuova vita in Turchia nonostante le abitudini e il paese siano completamente le opposte. Elsa, moglie di Gerhard è la prima delle quattro donne di Istanbul. E’ stata restia al trasferimento ed ha fatto parecchia difficoltà ad abituarsi alla vita in un altro paese. E’ una donna che tiene molto ai suoi figli.
Peter è il primogenito degli Schlimann. E’ un ragazzo intelligente ed è l’unico dei due a cui i genitori possono permettere di studiare anche all’università. Si trasferisce all’estero, in America e vedremo poco questo personaggio all’interno della storia se non nella parte iniziale. Fa fatica ad abituarsi alla vita di
Suz, secondogenita figlia di Elsa e Gerhard, è la seconda donna di Istanbul. E’ particolarmente legata alla città di Istanbul tanto da credere di essere figlia di Ataturk, il presidente della Turchia. Si affeziona a Madame, la donna che aiutava sua madre a tenerla a casa e si lega in modo indissolubile a Demir con cui crescerà e di cui si innamorerà.
Suzi indossò una gonna al posto dei calzoncini. Dopo aver preso al volo uno zaino, in un attimo uscì. Corse alla postazione dei taxi condivisi e salì sul primo mezzo libero, accorgendosi solo allora di avere ai piedi gli zoccoli da giardino. Chi se ne frega, pensò. L’importante era arrivare in ospedale il più in fretta possibile. Rimpianse di aver trascurato Madame negli ultimi mesi. Il profumo dei panini alla vaniglia e cannella, il buio della chiesa, gli innumerevoli regali e gli abbracci calorosi… Madame era la sua infanzia, la casa lontana da casa, il suo rifugio. Le lacrime cominciarono a rigarle il viso mentre stava seduta sul sedile posteriore del taxi. Com’era felice allora. Nessuno degli altri passeggeri le chiese perché stava piangendo. O, se lo fecero, lei non li sentì.
Il perno centrale è la famiglia Schlimann stessa. E’ l’albero che tesse i suoi frutti e ne crea altri sempre più nuovi creando una grande famiglia che sfida il tempo e lo spazio ma anche gli eventi stessi.

Fonte: Web (JosephBrockPhotography)
Lo stile utilizzato altalenante. L’autrice passava da momenti di leggerezza a momenti in cui tutto si fa artificioso e a tratti più pesante.
La storia si perde un po’ quando i personaggi cominciano ad incentrarsi di più sulla politica turca e su tutto ciò che accade nel paese. Nonostante questo alle volte può risultare pesante, l’autrice ha strutturato tutto con assoluta padronanza del posto e degli avvenimenti. Si avverte quanto lei abbia studiato il tutto e quanto ami la sua terra d’origine.
Infatti, leggendo non si può far altro che amare Istanbul in tutte le sue forme. La città sembra splendere di vita propria tanto da spingere il lettore a volerla visitare.
L’unica cosa che ha deluso un po’ le aspettative è stato la connessione storia – trama decisamente poco rappresentativa. La trama sembra descrivere l’inizio di quanto accade nel libro ma ciò che mi aspettavo nel corso della lettura è ben differente e pensavo si mantenesse solo sui quattro protagonisti principali. Nonostante questo la storia è stata molto carina e interessante. I personaggi che ho preferito di più sono stati sicuramente Suzi e Demir ma non posso dirvi di più.
Dopo essersi seduta accanto a un uomo anziano, Sude chiuse gli occhi e iniziò a pensare. Lei e Korhan avevano appena trascorso sei meravigliosi anni insieme oppure quegli anni gli erano semplicemente sfuggiti tra le dita? Non riusciva a darsi una risposta. Aveva imparato a suonare il flauto, fare il liquore alla ciliegia, scattare belle fotografie, gestire un piccolo ristorante e apprezzare le bellezze archeologiche. Aveva anche imparato a vivere insieme a un’altra persona. Ma era comunque ancora molto sola, seduta sugli stessi gradini di pietra, senza sapere cosa fosse davvero importante nella vita. Era quello che stava andando a scoprire. Quando l’autobus prese l’autostrada, l’uomo anziano si voltò verso di lei e le sorrise. «Buon viaggio, ragazza mia», disse.
La storia è sicuramente gradevole e merita la lettura. Consiglio questo libro agli amanti dei storici ma anche a chi volesse affrontare una lettura interessante all’interno di un paese che spesso nei libri non viene neanche considerato.
Ayse Kulin è stata una scoperta da tenere in considerazione. Un racconto famigliare all’insegna di una nuova vita in un paese che incanta e affascina in cui quattro donne vivranno la loro vita alla scoperta di se stessi e del prossimo. Una storia che merita di essere letta.
Il mio voto per questo libro è di: 4 balene.
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Cosa ne pensate? Fatemi sapere con un bel commentino cosa ve ne pare! Vi aspetto a braccia aperte.
A presto,
Sara ©
Grazie Sara! 🙂
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Grazie a te che passi a leggere!
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Mi fa sempre piacere sapere cosa bolle in pentola dalle tue parti! 😀
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^^ e a me fa piacere trovarti qui!
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Interessante :O
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🙂 molto!
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