RECENSIONE #652 – TANTO AMORE NON PU’ MORIRE DI MONI NILSSON.

BUON POMERIGGIO CARE PARTICELLE LETTRICI!

Eccoci qui con una nuova lettura che spero possa incuriosirvi. Io per questa debbo ringraziare la UovoNero che mi ha permesso di leggere questo volume. La copertina può impaurire se presa così senza conoscere eppure posso garantire che rappresenta bene ciò di cui la storia andrà a parlare. Ve ne parlo subito:

9791280104298_0_536_0_75Titolo: Tanto amore non può morire
Autore: Moni Nilsson
Pagine: 152
Data di uscita: 26/05/2023
Collana: I geodi
Link d’acquisto: https://amzn.to/3r4fv0d
Trama: Lea ha dieci anni quando scopre che sua madre sta per morire. E viene a saperlo nel peggiore dei modi: a scuola, nell’intervallo, dalla sua migliore amica Noa che l’ha vista in TV al Galà del Cancro. Da quel momento tutto cambia per sempre: la rabbia e il dolore travolgono la sua esistenza e la portano a credere che, finché odierà Noa, sua madre non morirà. Non importa se dovrà rinunciare a un’amica inseparabile, agli allenamenti di calcio e alla scuola: è disposta a tutto pur di bloccare il tempo. Ma la vita non si ferma: scorre in avanti come un fiume silenzioso e invisibile che avvolge la famiglia di Lea e tutte le persone che le gravitano intorno. Ci sono giorni buoni e giorni in cui il sole si nasconde dietro alle nuvole, ci sono sprazzi di normalità e paure segrete, ci sono battaglie di gavettoni e il desiderio di partire in direzione delle stelle… E c’è, nel fondo, una certezza che non abbandonerà mai Lea: tanto amore non può morire. Età di lettura: da 11 anni.

RECENSIONE

La storia ha inizio con un’allontanamento. Lea ha dieci anni e viene a scoprire che sua madre sta per morire dalla sua migliore amica Noa, nel peggiore dei modi. Sua madre è andata in TV al Galà del Cancro e invece di dire che ne è uscita ha detto che la situazione potrebbe essere addirittura irreversibile. E da quel momento a Lea crollano tutte le certezze sia su sua madre che sulla sua migliore amica che si sente di dover odiare. E’ una situazione difficile per lei da gestire: improvvisamente sola e senza il supporto della sua migliore amica così come la possibilità di perdere la propria ancora, la propria mamma. E Lea si trova in un vortice di sentimenti che non riesce a controllare mettendo a rischio ogni cosa.

E’ vero quello che ha detto Noa alla sua migliore amica? Perchè Lea non vuole più parlare con la sua migliore amica?  Cosa cambierà nella vita di Lea? Cosa succederà a scuola, a calcio e in famiglia? Riuscirà a superare da sola tutti gli ostacoli oppure avrà bisogno della sua migliore amica?

Io e la mamma ci siamo comprate un pareo ciascuna, che legavamo come un vestito, e coglievamo fiori di ibisco da mettere nei capelli proprio come le polinesiane. Il pareo ce l’ho tuttora. Profuma ancora di mare, di delfini, di coralli e di felicità. Non lo laverò mai. L’ultimo giorno a Bora Bora, mentre io e la mamma eravamo sedute sulla spiaggia con i piedi nel mare, la mamma è scoppiata a piangere. «Perché sei triste?» le ho chiesto. Non sono triste» ha risposto lei. «Piango perché in questo momento sono la persona più felice del mondo. Pensa un po’, Merla, che tu mi hai donato tutto questo». «Anche papà ha contribuito» ho detto, raddrizzando la schiena. È strano, ma quando ti senti la persona piú importante dell’universo è come se diventassi più alta e talmente forte da riuscire a trasportare una scrivania intera. «Conserva questo viaggio dentro di te» ha detto la mamma. «E quando sarai triste, in futuro, tiralo fuori e ripensa a quando le nostre dita dei piedi facevano il bagno nell’Oceano Pacifico. Settimane così sono lunghe quanto quindici anni mediamente noiosi».

La trama è molto bella e ricca di emozione. Nell’insieme del volume non è solo la copertina e il titolo a lasciare una buona impressione… leggendo la trama ci si trova di fronte a qualcosa di bello, che piace e che può catturare i ragazzi di oggi al vero significato del dolore e alla sua successiva elaborazione non chiudendosi definitivamente.

La copertina come vi ho già detto anche nell’intro della recensione se presa in maniera a se stante può spaventare, specialmente i più piccoli che decidono di intraprendere una lettura simile così come magari è lo stesso genitore che non invoglia il figlio alla lettura di un volume con una copertina così. Quando invece questa copertina ha un significato più ampio e grande non tanto per via della bara ma per quello che vi è sopra, per quello che rappresenta e per il messaggio che può lasciare a chi legge. Ed è una copertina colorata, dolce e ampiamente significativa per la storia che porta con sé. Dovrebbe essere un monito ed un messaggio per tutti i ragazzi che si sentono tristi per una cosa simile o per chi non sappia affatto come sta chi soffre per la perdita di qualcuno che ama. Il titolo è dolce e da un’aggettivo alla propria madre che è tutto per Lea: l’amore. E tanto amore non può morire… ovviamente. La mamma è la mamma ed è qualcosa di importante che getta le fondamenta nella nostra vita per imparare a camminare con le nostre gambe. Un titolo significativo e il connubio tra le due cose, graficamente rende molto.

L’ambientazione è Svedese, siamo in Svezia, mentre per l’epoca sembra essere abbastanza moderna seppur non proprio ai giorni d’oggi visto che i ragazzi di oggi l’avrebbero mostrato con video e simili in ogni dove anche solo per prendersi in giro.

«Non avere mai paura di dire quello che pensi» mi dice la mamma. «Non avere mai paura di niente». «E tu non hai paura di niente?» «Certo che ho paura» risponde la mamma. Secondo me abbiamo paura della stessa cosa.

I personaggi di questa storia non sono tanti ma neanche pochi. La protagonista indiscussa è sicuramente Lea ma ci sono molti personaggi importanti in questo volume che non bisogna sottovalutare. La mamma di Lea è il fulcro centrale dei movimenti di Lea e di tutto ciò che comporta e di tutto ciò che farà; Noa è ed era la migliore amica di Lea fin da quando erano bambine e separarsi da lei dopo la delusione di sentirsi dire direttamente che la mamma sta morendo ma è un punto determinante per la storia e per la sua vita anche come punto di sfogo; c’è suo fratello Lucas che nonostante sia più grande e distante dal mondo di Lea prova lo stesso identico dolore. C’è Barto, Alma e tutta un’altra serie di personaggi determinanti e importanti per la riuscita di un buon personaggio di cui vi parlerò:

Lea è una ragazzina che sta per perdere sua madre. Vuole bene alla sua migliore amica e adora il Calcio in cui è colei che riesce a fare più goal quindi la tiratrice di punta della squadra. E’ una ragazzina dal cuore spezzato che porta con sé il foulard di Bora Bora e la sua vacanza nel suo cuore ed ha un unico nemico: il cancro. Quello che sta portando via sua madre. E’ una ragazzina forte ma non troppo visto che finisce per essere incompresa o passare a bullizzare i suoi compagni per via del suo dolore.

«Non voglio» dico. «Lo so». «E tu?» La mamma mi fa una carezza sulla guancia. «No. Voglio vederti diventare adulta. Lo desidero più di ogni altra cosa». Perfino più della pace nel mondo?» domando. Perfino più della pace nel mondo. Sono orribile, vero?» «Anch’io sono orribile» dico. «Perché io lo desidero piú di quanto desidero che nessun bambino patisca la fame». «Sí» dice la mamma. «Ma allora guarisci!» sussurro. «Ci sto provando. Se solo sapessi quanto ci sto provando». Rimaniamo sdraiate in silenzio a guardarci negli occhi. Quelli della mamma strabordano di lacrime. Anche i miei.

Il perno centrale della storia non è tanto la mamma di Lea ma il cancro che la sta portando via. Tanto amore non può morire ed è questa il dolore che la piccola protagonista non riesce a spiegarsi, che non riesce ad affrontare ed ha una reazione più che plausibile all’età di dieci anni. E’ un fulcro importante il cancro e veder morire la propria madre.

Lo stile utilizzato per questo volume è semplice, forse a volte anche troppo. La storia si divide in tutti mini capitoli di due/tre pagine in prima persona dal punto di vista di Lea, protagonista di questa storia. E’ una storia breve e piuttosto contenuta che mi ha colpito entro certi limiti. Il problema forse si rifà all’originalità, di cui vi parlerò fra poco.

L’originalità non è di casa, questo è poco ma sicuro. Nonostante sapevo a cosa andassi incontro quando ho deciso di leggere questo volume alla fin fine con i temi trattati e con i libri che parlano di tematiche simili e/o pressoché identiche si fa fatica a non fare paragoni. E nonostante la storia sia un buon passatempo e una lettura da leggere in poco tempo che lascia ad ogni modo parecchio pathos visto il fatto che la storia non tratta tematiche semplici se si guardano libri come: Sette minuti dopo la mezzanotte, I kill Giants, La casa di vetro o altri che riprendono la tematica della malattia materna/paterna o familiare che sia, trovo che questo si limiti a dare un messaggio ai più piccoli di non affrontare il dolore nella solitudine o nel colpire gli altri ma trovando qualcosa per cui combattere, circondarsi di persone e quant’altro. Non mi ha regalato il pathos e l’intensità che mi hanno regalato i libri citati in precedenza che nonostante parlassero delle stesse tematiche lasciano quel qualcosa in più.

Alcune frasi, però, nonostante ciò che ho detto quanto sopra, mi colpiscono dritta al cuore e mi hanno lasciato un pezzetto importante dentro. E sono le frasi che poi alla fin fine vi ho riportato qui sopra.

Lucas mi guarda con occhi neri come la pece e risucchia la saliva. «Adesso la fai finita di fare la matta, cazzo. Hai capito? Così rendi ancora più tristi la mamma e il papà. Non sei mica l’unica che sta male». Poi mi lascia andare e torna in camera sua. Io rimango sul pavimento. E guarisco. La mamma invece no. Il suo corpo è troppo stanco, non possono più farle la chemioterapia.

Il libro è un buon libro per i ragazzi che si trovano a dover affrontare un momento difficile e non sapere come affrontarlo. E’ una storia che da uno spunto importante e che da messaggi di resilienza e forza non indifferenti nonostante non mi abbia colpito lo stile narrativo dell’autrice. Sicuramente leggerò qualcos’altro se capiterà di suo per cercare di comprendere meglio il suo stile e l’aspetto generale del tutto.

Moni Nilsson ci regala un volume che ha molto significato per i più piccoli e che dà della speranza a chiunque si trovi nella condizione di Lea, sfortunatamente. E’ una storia dolorosa, difficile ma allo stesso tempo che mette in campo tanta forza di cui ognuno di noi avrebbe bisogno e le persone che sono accanto a Lea sono fondamentali nella sua vita, così come il bel rapporto con sua madre. Una storia emozionante.

Il mio voto per questo libro è di: 3 balene e mezzo.

tre e mezzo

Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio

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Cosa ne pensate? Potrebbe essere una lettura che intraprenderete? Io come sempre vi aspetto ovviamente e vi saluto!

A presto,

Sara ©

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