RECENSIONE #13 – L’ACCOMPAGNATORE DI MARCO TERRAMOCCIA

BUON POMERIGGIO CARI LETTORI!

Ecco che questo bel sabato pomeriggio parto con una nuova recensione del libro che ho letto questa settimana.laccompagnatore-cover

Autore: Marco Terramoccia.
Titolo: L’accompagnatore.
Editore: Cavinato Editore International
Formato: Ebook.
Pagine: 226
Sinossi: Paolo è un giovane trentenne, sposato, che fa il rappresentante di commercio. È un uomo di pochi vizi, per il quale esiste solo Simona, sua moglie, e il suo hobby: la grande passione per il calcetto. In una sera, che doveva essere spensierata, dopo una giornata intensa di lavoro, durante la partita settimanale di calcetto, Paolo ha un malore e muore: gli si ferma il cuore. Nonostante i tentativi di rianimazione, passa nell’aldilà. Si risveglia, respirando con l’anima, in un prato bellissimo, nel più bel giorno di primavera illuminato da una luce che non ce n’è. Paolo, con l’aiuto di un tal Beniamino, mette a fuoco il fatto che è morto e che si trova nel mondo dei defunti. Chi Tutto Comanda, decide che lui debba tornare sulla terra sotto forma di spirito per compiere una missione importante. Paolo si manifesta a Gianna, come ad altre persone, per confortarla. La donna si trova nel reparto di oncologia ematologica, poiché malata terminale per le analisi e per i dottori. Paolo si presenta come volontario che è lì per portare conforto ai malati e render loro i giorni all’ospedale, tra visite e chemio, meno pesanti e tristi, meno drammatici. Il compito di Paolo è quello di ‘accompagnare’ queste persone , così sofferenti, in modo dolce verso la loro fine. Infatti Chi Tutto Comanda ha dotato Paolo, ora angelo, di alcuni poteri: con il massaggio delle sue mani può alleviare il dolore agli ammalati e regalare ore di sonno, importante per permettere a queste persone di vivere la vita che gli resta in maniera un pochino più dignitosa. In più, funge da forte antidepressivo grazie alla sua compagnia, che dona conforto e coraggio. Nella drammaticità del romanzo, bella è l’amicizia che si crea tra Paolo e Gianna. Lei, che è atea ma con un cuore pieno d’amore per gli altri, ha dentro di sé il seme dell’amore. Ritrova il suo ex fidanzato, Ivo, e ci si rimette insieme. Lei è l’unica che, dopo svariato tempo, grazie alla sua curiosità riesce a capire chi è Paolo e cosa fa su questa terra. Gianna e Ivo hanno l’immenso piacere di andare a pranzo con Cristoforo, un barbone che vive sotto i portici della città. La giovane coppia, quasi tutti i giorni, porta da mangiare ai senza tetto, che vivono appunto sotto i portici. Gianna fa da tempo volontariato, trascinandoci anche Ivo, in una casa di cura per malati di Alzheimer. Tra la malattia e il suo sapersi donare agli altri, avviene una svolta al suo futuro.

RECENSIONE: 

La storia inizia con Paolo, giovane trentenne, e la sua vita come agente di commercio che si divide fra la moglie Simona e le Tigri, gli amici della squadra di calcetto. In una delle sue partite Paolo ha un infarto e muore arrivando così alle porte dei Cieli. Qui gli verrà affidato un compito importante che gli servirà per avere accesso al Paradiso.

Cosa succederà a Paolo? Riuscirà nel suo compito? Conoscerà Gianna?

Coprì con il lenzuolo il mega sbadiglio mattutino e anche quella mattina, accesa da un sole generoso, si era svegliata di buon umore e bella carica per affrontare il nuovo giorno con la voglia di vivere e fare le cose. Paolo rimase immobile, appoggiato al muro senza fare il benché minimo rumore. Gianna schizzò in piedi sul letto. Gridò: «Paolo! Sei tornato! Grazie!»

Il perno centrale è proprio la fede e la missione di Paolo che lo porta a compiere gesti d’amore verso il prossimo. Il tutto inizialmente è sembrato molto delicato. Dalla metà in poi tutto a cominciato ad appesantirsi.

Gianna è vita, speranza e dolcezza. Una persona umile e coraggiosa, forte.
Paolo è salvezza, spiritualità e amicizia. Un ragazzo dolce e premuroso.

La copertina rientra in ciò che è la storia così effettivamente ed è ben sviluppata a mio parere, forse un pò troppo accesa ma è ben fatta.
La trama è piuttosto lunga, si narra la storia ma dovrebbe fermarsi ad un certo punto e non raccontare brevemente quasi tutto il libro. Non ce n’era bisogno ecco. Era meglio soffermarsi sull’essenziale.

Il viaggio di Massimo nel primo ed unico tratto buio fu alleggerito dalla volontà dell’angelo, che lo fece risvegliare direttamente in quel prato, dove già prima si era svegliato lui. Ed era lì ad aspettarlo. Massimo, quando iniziò a respirare con l’anima e vide Paolo,

Lo stile utilizzato è stato scorrevole ma ho trovato vari problemi che vi annuncio qui di seguito:

Ci sono varie incongruenze in questo libro e ve lo spiegherò piano piano.

Inizialmente quando ho letto le due righe che mi aveva lasciao l’autore per descrivere in un breve sunto cos’era la storia –  e vi cito le sue parole ” E’ una storia al limite del mistico, che tocca il tema della vita e della morte e della vita oltre la morte, visto che il protagonista Paolo è un trentenne morto rimandato sulla terra da Chi tutto comanda per adempire a una missione importantissima. E’ lui che dà il senso alla vita di chi incontra.”  – mi era sembrata una storia davvero originale e che non vedevo l’ora di leggere.

Mi ricordava ALLA LONTANA il film con Nicolas Cage, la città degli angeli (film bellissimo) e quindi ho accettato molto volentieri.

Ma con lo scorrere delle pagine ho cominciato a credere che tutto questo me lo sono solo immaginato.

Il primo fattore è stato il TEMPO

Non c’è una cognizione del tempo. Tutto sembra evolversi a tempo indefinito. Piccolo esempio (ma non è solo questo): Paolo muore torna sulla terra in un lasso temporale che sembra neanche di due o tre giorni. Trova la moglie già accompagnata da un altro con un figlio di due anni.

Il secondo fattore sono gli EVENTI:

Si susseguono eventi alquanto bizzarri in cui mi sono spesso domandata, perchè? A volte gli eventi si sono svolti in maniera troppo fugace. Uno sbalzo da un posto all’altro o cose simili. Come, ad esempio, il fatto che Gianna avesse ripreso a lavorare e poi era sempre in giro a vagabondare.

Il terzo fattore sono i DISCORSI:

Paolo ripete perennemente sempre le stesse cose a chi incontra nel suo cammino. E non cambiano le risposte in base a chi si trova di fronte. Ora discorsi sulla fede possono far opporre o meno un adulto e creare un discorso proficuo e un discorso in modo che tutti rispondano in modo adeguato. Ma per quanto riguarda i bambini non dovrebbe essere lo stesso. Paolo incontra Massimo e Sante due bambini malati ed in fin di vita. E Massimo parla a Paolo quasi fosse un adulto. Cosa alquanto improbabile.

Il quarto ed ultimo fattore è stato una piccola Défaillance dell’autore che è comunque strano non aver notato. Il nome di Massimo, ad un certo punto, si sostituisce con Massimiliano confondendo chi legge. Ed è evidente in una pagina intera il cambiamento repentino da un nome all’altro. Ecco che vi cito: 

Disse a Massimiliano: «Massimo, non avermene è solo uno scrupolo. Tieni, fammi vedere il tuo orecchio, vorrei misurarti la temperatura. L’ho vista male quella di prima, voglio essere sicura di quello che faccio. Ti dispiace?» «No, infermiera.»
Massimo girò il viso verso l’infermiera alla sinistra del suo letto e porse, per così dire, l’orecchio.

L’originalità c’era, la storia aveva fondamentalmente ottime basi e presupposti per poter essere un’ottima storia. Ma secondo me sono state sviluppate male. E’ caduta in un limbo di ripetute vicende che si susseguono e si rincorrono. Ma tutte esattamente uguali. Quindi il tutto è scivolato nel piatto più assoluto. Gli avvenimenti non cambiano e Paolo viene surclassato da Gianna passando da protagonista a parte secondaria.

Il mio punteggio per questo libro è : 1 e mezzo. picsart_09-22-09-39-42-5


Alla prossima,

Sara. ©