BUON POMERIGGIO CARE PARTICELLE LETTRICI!
Per questo libro che ho letto ad agosto sotto l’ombrellone, sta per arrivare a voi finalmente la recensione. Un thriller Nord Europeo di tutto rispetto, che spero possa incuriosirvi, specialmente per il nome peculiare che porta con sé. Ringrazio la casa editrice Marsilio per avermi permesso la lettura e ve ne parlo subito:
Titolo: Memorie di un rettile
Autore: Silje O. Ulstein
Data di uscita: 17 giugno 2021
Pagine: 432
Collana: Farfalle
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Trama: Liv è una studentessa dall’infanzia travagliata, che annega il proprio disagio in serate a base di alcolici, heavy metal e canne con gli amici più stretti. Trova conforto nella compagnia di Nero, un piccolo di pitone moluro dal quale si sente profondamente attratta e con cui instaura una simbiosi oscura e sempre crescente. Quattordici anni dopo, in una cittadina della costa norvegese, Mariam è in giro a fare acquisti con la figlia Iben quando, dopo un banale litigio, la ragazzina si allontana facendo perdere le proprie tracce. L’ipotesi di una sparizione volontaria si trasforma per Mariam in un angosciante timore, le cui radici affondano in un altro luogo e in un altro tempo. A indagare sul caso c’è Roe Olsvik, un introverso ispettore di polizia con una condotta irreprensibile e una tragedia familiare alle spalle. Il suo comportamento improvvisamente ambiguo, però, inizia ben presto a destare dei sospetti. Che cosa lega Liv a Mariam? Quali sono i fantasmi che affliggono la vita di Roe? E qual è il ruolo di Liv all’interno dell’indagine? I personaggi di questo thriller caleidoscopico nascondono tutti un passato misterioso, qualcosa che li ha segnati e che non li abbandona. Le loro storie, in apparenza così lontane, si riveleranno intimamente legate, in un costante cambio di prospettiva dove niente è ciò che sembra, e nessuno è chi dice di essere.
RECENSIONE
La storia ha inizio con Liv e i suoi due coinquilini che decidono di prendere un rettile nero, chiamato poi ovviamente Nero, e di decidere di crescerlo e mantenerlo all’interno della casa, solo per il fatto che possa sembrare figo. Liv ha avuto un’infanzia difficile, è solitaria, che ama fare una vita trasgressiva ma legata morbosamente al suo amato Nero.
Dall’altro lato, quattordici anni dopo, abbiamo Mariam, donna e madre, alla quale sparisce in circostanze misteriose la figlia Iben. E’ lì che subito scattano le indagini da parte dell’ispettore di polizia Roe Olsvik che risulta fin dai primi momenti molto strano, chiuso, che impareremo a conoscere lentamente.
Le vite di questi personaggi sembrano essere lontane anni luce, Liv e Mariam sembrano non avere alcun legame ma presto i tasselli cominceranno a comporsi e le vite delle due sembrano essere più vicine di quello che sembra nonostante ci siano diversi anni di distanza fra le due.
Cosa lega Liv e Mariam? Riuscirà Roe e sua madre a ritrovare la piccola Iben? Cosa succederà a Nero e come potranno le sue Memorie essere utili a questa storia?
I ricordi felici arrivarono per primi. Le nostre risate quando mi faceva girare e girare nel soggiorno, finché non cadevamo rovinosamente a terra, o quando si metteva le fette di prosciutto e di formaggio sulla faccia, per farmi divertire. I ricordi del periodo prima che iniziasse ad andare a scuola, e prima che quella che si definiva mia madre cominciasse a sparire per mesi interi. Era come se quei ricordi fossero avvolti nella bambagia, o come se la mia testa diventasse di bambagia al solo pensarli. Dopo arrivarono gli sprazzi del quotidiano.
La trama è lunga ma spiega in linea principale ciò che andremo a leggere anche se non avrei allungato molto il brodo nella parte finale, in cui si può percepire qualcosa. La trovo decisamente utile anche se, sarò onesta, a catturarmi sono stati la copertina e il titolo del volume che quasi ipnoticamente mi hanno condotta a voler leggere questo libro.
La copertina la trovo intrigante, potente, che colpisce il lettore fin dal primo sguardo. Troviamo in primo piano Liv, chiusa nella sua casa che fuma una sigaretta e guarda il mondo che si muove all’esterno, così come fa anche il suo stesso rettile, chiuso con lei nella sua camera. Solo che, del rettile, almeno sulla copertina sembra non essercene traccia. La cosa sorprende e lascia interdetti visto sia il titolo che il protagonista principale, Nero (il rettile in questione). Nonostante questo però, trovo che sia una scelta giusta se interpretata come appena detto, e i colori sono semplicemente ipnotici, quindi punto a favore. Il titolo è originale e lascia i presupposti sulle quali il lettore spera di agganciarsi una volta all’interno del volume. E non rimarrete delusi perché ci saranno delle parti in cui sarà proprio il rettile a mostrare la sua visione delle cose.
L’ambientazione è norvegese; l’epoca, invece, si aggira su una fascia di quattordici anni di differenza. Liv e Mariam sono divise da quattordici lunghi anni, ma cosa le accomuna davvero?
Giro in tondo su me stessa, divento un serpente che si morde la coda: devo rivivere tutto ciò da cui sono fuggita.
I personaggi di questa storia sono diversi e differenti l’uno dall’altro e sono ben delineati, costruiti a puntino e interessanti dal primo all’ultimo. L’unico che non è riuscito a coinvolgermi a pieno è stato il commissario anche se fa il suo lavoro molto bene all’interno del volume.
Liv è una ragazza sola e solitaria, con un passato piuttosto tormentato. E’ una ragazza che entra in simbiosi con il suo pitone birmano e si sente terribilmente sola seppur conviva con due suoi amici e sia molto festaiola. E’ una ragazza particolare che conoscerete ancor meglio soltanto leggendo.
Mariam è una donna che cerca di educare al meglio sua figlia ed è per questo che dopo un litigio la bambina si allontana e la madre non riesce più a ritrovarla. Mariam ha tanti difetti, pensa poco alle conseguenze seppur sia intelligente, ha un marito buono e ama sua figlia Iben. Un personaggio peculiare, una madre devastata che deve ritrovare sua figlia.
Roe è un ispettore di polizia tormentato da ciò che le è accaduto in passato. E’ strano e quando gli viene affidato il caso sembra essere a suo agio nonostante i suoi colleghi notino che c’è qualcosa che non va. E’ un uomo misterioso, introverso e piuttosto chiuso verso il mondo esterno. Riuscirà a trovare la piccola Iben?
Nero è il pitone di Liv. E’ un animale che brama e desidera sempre di più e si ritrova a crescere con la protagonista divenendo enorme, tanto da occupare la stanza come fosse la sua tana. E’ un serpente intelligente, che però sembra anche lui a modo suo legato a Liv seppur sia comunque irritato con lei perché non può essere libero. Il protagonista principale di questa storia, lo apprezzerete tantissimo.
I serpenti almeno sono onesti, pensai. Non cercano di occultare le proprie azioni con chiacchiere sulla morale. Noi uomini parliamo del bene e del male, e un attimo dopo pecchiamo contro quello che abbiamo appena detto. L’essere umano è una specie che ha innalzato muri di legno e di pietra intorno a sé e alla sua cosiddetta cattiveria, che ha chiamato la sua preda bistecca e finto che non sia mai stata viva. Perché giocare a un gioco del genere? Se una donna ha ucciso il marito viene condannata per aver agito contro natura. Perché non prendiamo in considerazione la femmina del ragno che divora il suo partner subito dopo l’accoppiamento? Ammetteremmo che anche noi siamo così. Che è la natura a essere così.
Il perno centrale di questa storia è la sparizione della bambina che muove il thriller all’interno del volume nonostante il rettile prenda buona parte della storia si strisci lungo tutto il volume con disinvoltura. Un fulcro potente, che coinvolge il lettore fino a farlo sentire parte della storia stessa.
Lo stile utilizzato è articolato ma poco complesso, più che altro molto descrittivo. Nonostante non ami molto lo stile di questo genere la storia è riuscita a coinvolgermi e a farmi sentire all’interno della lettura, specialmente per quanto riguarda Nero, il pitone.
Le memorie del rettile, così come il punto di vista di chi interagirà con il serpente, riesce a far sentire il lettore come se avesse il rettile accanto, di viverlo. Certo, chi non ama molto i rettili magari non può apprezzare al 100% la storia ma posso assicurare che riesce a prendere sotto ogni punto di vista che non credevo fosse possibile. Nero, infatti è la cosa che affascina più di ogni altra cosa all’interno del volume ed è una cosa peculiare, originale e senz’altro unica nel suo genere. Tutto avrei pensato tranne che un volume per via di un rettile potesse divenire così interessante e così coinvolgente.
Ogni punto di vista che viene utilizzato, Liv, Mariam, Roe o Nero stesso, vengono presi in prima persona quindi si riesce a sentire e a percepire ancora meglio le emozioni e le sensazioni provate da ognuno dei vari personaggi che intrigati tra loro, tesseranno una trama non indifferente di eventi e di legami che verranno fuori mano a mano che la storia prenderà piede. L’autrice tesse una trama di un thriller che coinvolge e tesse legami famigliari, legami con gli animali e l’amore di una madre che cerca di ritrovare sua figlia.
Conclusa la conversazione, mi sdraio sul letto, fisso i pannelli bianchi sul soffitto che così tante volte sono rimasta a osservare negli anni in cui ho vissuto qui. Capisco che Tor sia disperato, e se decidesse di chiamare la polizia capirei anche questo. Mi addolora che lui debba affrontare tutto da solo. Ma non posso tornare indietro. Devo trovare Iben.
Una storia che, seppur non particolarmente complessa nella costruzione, mantiene qualcosa di misterioso che attira il lettore nel vortice degli eventi, fino a sentirsi parte del tutto. Consiglio la lettura di questo volume, senza ombra di dubbio.
Silje O. Ulstein ci porta in Norvegia, in una storia che prende un arco di quattordici anni e ci snoda dettagli e particolarità lunghe quasi quanto la vita di un rettile. Le memorie di un animale pericoloso, maestoso e potente, una storia che cambierà ogni vostra concezione al riguardo.
Il mio voto per questo libro è di: 4 balene e mezzo.
Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio
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A presto,
Sara ©