BUON POMERIGGIO CARI PARTICELLE LETTRICI!
Oggi iniziamo il primo dei due progetti che abbiamo in porto io e la dolcissima Deb di The beauty and a pile of books e inauguriamo con il nostro primo Caffè letterario insieme. Essendo a Maggio la festa della Mamma abbiamo deciso di parlare di questo argomento in comune esplorando ognuna delle proprie considerazioni al riguardo.
LA FIGURA DELLA MAMMA NELLA LETTERATURA
Come sapete, nella letteratura la figura della mamma è sempre stata l’emblema ed ha raffigurato sia un punto di forza per i vari personaggi che come funzione di supporto / consiglio.
E’ sempre stata una figura rilevante che ha ispirato da sempre autori, poeti e artisti di ogni tempo ed epoca. La madre è colei che da la vita e che cresce i figli e che trasforma delle piccole creature negli uomini che siamo.
Fin dai tempi si è cercato di rappresentare la figura della mamma ed ha sempre avuto un ruolo quasi centrale, il simbolo dell’amore incondizionato, di una forza della natura e di un rapporto che nessuno potrà mai sciogliere. E’ conforto nei momenti di dolore e la prima che condividerà le gioie del proprio figlio.
Dall’antica mitologia greca la figura materna è una figura importante nella crescita del personaggio e dell’autore stesso che si sente ispirato e poi, ne parla o la riproduce nelle proprie opere, in base a come ha vissuto la relazione con la propria madre.
Sicuramente le due madri che mi vengono in mente sono un po’ il simbolo di intere generazioni e sono sicura che almeno una delle due l’avrete sicuramente conosciuta.
La signora Bennet. Ora, io non ho letto Orgoglio e Pregiudizio (e qui lo so parte il BUUUUH facile, lo so. Lo recupererò, appena ne avrò modo, non temete) ma in compenso ho visto il film ed ho potuto notare quanto la Signora Bennet, madre di tanti figli sia davvero una delle mamme che rappresentano la categoria delle mamme super apprensive, che si intrufolano e cercano di intromettono nella vita dei figli in ogni dove. E questo tipo di madre è presente anche oggi, posso assicurarvelo. Comunque rispecchia molto sia la realtà del tempo a cui era ambientato il libro sia quella attuale.
E come dimenticare la dolce Margaret Curtis March, di Piccole donne? Io ricordo quel libro con estrema dolcezza ed è stata una delle mie prime letture ai temi. Ero soltanto una bambina quando ho letto questo libro ma ricordo come se fosse oggi il legame che univa le sorelle e la mamma di queste giovani ragazze che da sola, con le proprie forze, si ritrova a dover campare e tirare su l’intera famiglia. E nonostante tutte le difficoltà non abbandona le figlie al proprio destino, anzi le accompagna dolcemente e le indirizza in maniera saggia.
Trovo, però, sotto mio modesto parere, che nella letteratura moderna la madre sia una figura abbastanza sottovalutata se non proprio surclassata. La figura genitoriale, in molti libri, molti molti libri che ho letto, non è quasi mai presente perchè:
- Il protagonista è orfano.
- Genitori non menzionati come se effettivamente uno vivesse da solo.
- I genitori non hanno più la valenza di una volta, sia perchè le generazioni sono cambiate e tutto si è evoluto sia perchè non si sente più – probabilmente – necessario menzionarli come invece si faceva prima.
- Se il protagonista è grande il genitore non viene proprio citato o se viene citato risulta avere un passato catastrofico.
Infatti ultimamente ho riscontrato una carenza effettiva a livello genitoriale, anzi le madri cominciano anche ad essere più “umanizzate” non solo come figura che indirizza. Spesso si da per scontato che, perchè è nostra madre tutto ci è dovuto o che solo noi possiamo soffrire e stare male. Invece anche loro soffrono, sia per i loro che per nostri problemi. E, spesso, nessuno se ne accorge.
Una madre che ha avuto dei problemi potenzialmente problematici a livello emotivo e psicologico è la mamma di Noi siamo tutto, di Nicola Yoon. Per parlarvi della madre di Madeline e farvi degli immensi spoiler se non avete letto il libro quindi me ne baderò bene dal parlarvene. Potrete capire ciò che ho detto soltanto dopo aver letto il libro. O la madre di Stanley e Miren de L’albero delle ossa, che per la piccola figlia malata cerca di fare il possibile ma è quasi sempre assente o da la colpa al piccolo Stanley. In una lettura attuale che invece ho fatto, ho trovato interessante il personaggio della madre ne La madre perfetta, o la madre dei quattro protagonisti de Gli immortalisti, che anche non essendo un personaggio principale fa da collante di tutto senza che nessuno se ne renda conto.
La figura della madre quindi sta variando nel corso del tempo e dall’autorità suprema che si occupa dei figli e da la vita per loro si modella e diventa anche altro, una persona con anch’essa i suoi problemi, un individuo con le sue debolezze che però resta il fulcro principale, quello che ci da la vita e che ci ama dal nostro primo respiro.
Cosa ne pensate? Vi piace questa rubrica? Non siete curiosi di scoprire quale sarà l’argomento del prossimo mese? Spero che l’articolo possa interessarvi e che passiate a leggere anche la mia dolce collega.
A presto,
Sara ©