BUON POMERIGGIO CARE PARTICELLE LETTRICI!
Come state? Siete pronti per una recensione che non vi aspettavate? Ho acquistato questo volume diverso tempo fa e non vedo l’ora di parlarvene. Quindi prendete tutti un bel caffè e sedetevi comodi, un viaggio del tempo e delle emozioni vi stanno per cambiare per sempre. Ho scoperto, leggendo degli articoli sul volume che, questa storia nasceva come opera teatrale per il Suginami Drama Festival che vince il premio nel 2013. L’autore da quel momento si lascia convincere dall’editore e
dall’entusiasmo della storia che è stata molto appezzata e venduta per oltre un milione di copie e ne ha fatto ciò di cui andrete a leggere – perché io che ve ne parlo ho già avuto modo di sperimentare. Ecco che ve ne parlo:
Titolo: Finché il caffè è caldo
Autore: Toshikazu Kawaguchi
Pagine: 192
Data di pubblicazione: 12 marzo 2020
Lingua: Italiano
Editore: Garzanti
Link d’acquisto: https://amzn.to/3O9EmHd
Trama: Una bottega dove ritrovare la felicità. Un tavolino, un caffè, una scelta. Basta solo questo per essere felici. Ecco le 5 regole da seguire: 1. Sei in una caffetteria speciale. C’è un unico tavolino e aspetta solo te. 2. Siediti e attendi che il caffè ti venga servito. 3. Tieniti pronto a rivivere un momento importante della tua vita. 4. Mentre lo fai ricordati di gustare il caffè a piccoli sorsi. 5. Non dimenticarti la regola fondamentale: non lasciare per alcuna ragione che il caffè si raffreddi. In Giappone c’è una caffetteria speciale. È aperta da più di cento anni e, su di essa, circolano mille leggende. Si narra che dopo esserci entrati non si sia più gli stessi. Si narra che bevendo il caffè sia possibile rivivere il momento della propria vita in cui si è fatta la scelta sbagliata, si è detta l’unica parola che era meglio non pronunciare, si è lasciata andare via la persona che non bisognava perdere. Si narra che con un semplice gesto tutto possa cambiare. Ma c’è una regola da rispettare, una regola fondamentale: bisogna assolutamente finire il caffè prima che si sia raffreddato. Non tutti hanno il coraggio di entrare nella caffetteria, ma qualcuno decide di sfidare il destino e scoprire che cosa può accadere. Qualcuno si siede su una sedia con davanti una tazza fumante. Fumiko, che non è riuscita a trattenere accanto a sé il ragazzo che amava. Kotake, che insieme ai ricordi di suo marito crede di aver perso anche sé stessa. Hirai, che non è mai stata sincera fino in fondo con la sorella. Infine Kei, che cerca di raccogliere tutta la forza che ha dentro per essere una buona madre. Ognuna di loro ha un rimpianto. Ognuna di loro sente riaffiorare un ricordo doloroso. Ma tutti scoprono che il passato non è importante, perché non si può cambiare. Quello che conta è il presente che abbiamo tra le mani. Quando si può ancora decidere ogni cosa e farla nel modo giusto. La vita, come il caffè, va gustata sorso dopo sorso, cogliendone ogni attimo. Finché il caffè è caldo è diventato un caso editoriale in Giappone, dove ha venduto oltre un milione di copie. Poi ha conquistato tutto il mondo e le classifiche europee a pochi giorni dall’uscita. Un romanzo pieno di fascino e mistero sulle occasioni perdute e sull’importanza di quelle ancora da vivere.
RECENSIONE
La storia ha inizio all’interno di un piccolo caffè davvero unico nel suo genere. Ad aprire la pista per tutti c’è la giovane e bellissima Fumiko, che è davanti all’uomo che ama, Goro, e lo sta perdendo, gli sta consentendo di andarsene via in America per lavoro per anni, portandosi via anche tutti i sentimenti che condividevano l’uno nei confronti dell’altro. E’ lì che lei non ha il coraggio di confessare tutto l’amore che prova per il suo compagno e gli consente di andare via con l’amaro in bocca, non avendo più alcuna possibilità di poterlo fare. Quello che Fumiko non sa, però, è che all’interno della piccola Caffetteria c’è una possibilità unica nel proprio genere e che in pochi hanno il coraggio di sperimentare veramente. In quella piccola caffetteria ci si può sedere su un’unica sedia su cui è quasi sempre seduta una donna dall’abito bianco, pensare profondamente ad un ricordo in quel caffè nel quale si voleva avere l’opportunità di dire qualcosa che non si è detto prima e tornare nel passato, in quell’esatto momento. Ma ci sono tante regole da rispettare, una fra queste è che è possibile viaggiare nel tempo nell’esatto periodo in cui il caffè è ancora caldo, senza avere alcun modo di veder cambiato il proprio futuro, perché quello che è già accaduto, non può cambiare. Ci si può sedere e avere l’opportunità di dire cose non dette e di esprimere sentimenti, ricordi e quant’altro, nel giro di pochi minuti.
Fumiko sfrutterà questa occasione che le viene data? Ci crederà a quanto sta accadendo all’interno della caffetteria? Riuscirà ad esprimere i propri sentimenti? Chi come lei, nel corso di questa storia, deciderà di sedere su quella sedia e di sfruttare questa possibilità? Quali consapevolezze raggiungeranno le persone che si siedono su quella sedia?
«Il tuo tempo nel passato comincerà dal momento in cui verso il caffè nella tazza…» spiegò Kazu ignorando la domanda di Fumiko, che comunque era rassicurata dall’imminente inizio del viaggio. «E devi tornare prima che il caffè si raffreddi.»
La trama scritta è un po’ lunga per la brevità del volume stesso che ci
viene presentato, eppure, trovo che sia giusta per ciò che la storia ci pone
davanti, sotto tutti i crismi e sotto tutto ciò che accade ovviamente.
Quindi un po’ lunga ma alla fin fine giusta per spiegare a cosa andremo
incontro visto che, per come comincia la storia, bisogna scoprirlo andando
avanti lungo la storia di Fumiko.
La copertina è modesta e semplice e tutta l’intera trilogia si mantiene su questo standard, variando il colore della copertina per il volume che verrà rappresentato. Per questo primo c’è un azzurro pastello e per i prossimi volumi si manterrà sulla stessa base. Possiamo vedere il tavolino del caffè, importante e fulcro di tutto ciò che avviene e un piccolo gatto bianco, seppur non sia minimamente citato all’interno del volume. I tipici ramoscelli di ciliegio che ci dicono che siamo in Giappone, questo sì. Anche all’estero sono state utilizzate copertine simili o di questo genere, quindi siamo abbastanza nella norma. Il titolo, anche qui si mantiene in tutti i paesi bene o male similare, quindi lo trovo ben strutturato e interessante, in linea generale e rappresentativo della storia visto che, ad
ogni modo, il viaggio dura proprio “Finché il caffè è caldo“.
L’ambientazione del volume si concentra esclusivamente all’interno della piccola caffetteria, quindi non avremo modo di scoprire l’esterno ne di avere una data precisa, anche se comunque l’adattamento è decisamente moderno, seppur non si abbia traccia del mondo esterno e perfino all’interno con l’orario non si abbia mai la cognizione del tempo.
Il presente non era cambiato, ma quelle due persone sì. Kōtake e Hirai erano tornate nel presente con il cuore trasformato. Kei chiuse dolcemente gli occhi. “Ero così concentrata su ciò che non potevo cambiare da dimenticare la cosa più importante.”
I personaggi all’interno della struttura narrativa sono diversi, uno per ogni storia che all’interno del volume andremo a trattare. Ebbene si, perché non solo si parlerà di Fumiko che ha perso l’amore della sua vita ma si parlerà di Kotake, di Hirai e di Kei. Quattro donne che portano un peso o un rimpianto o dei sentimenti inespressi, dei ricordi che vogliono cambiare non per il loro passato, bensì nel loro presente e quello che sarà il futuro, che si può fin da quel momento costruire passo dopo passo. Vi parlerò di loro:
Fumiko è una donna bellissima, tutti si voltano a guardarla quando passa. E’ elegante, fine e non manca mai di essere notata o di eccellere nel suo lavoro. Ha tanti pretendenti eppure l’unico che è riuscito a scolpirle il cuore è stato Goro, che è più piccolo di lei e che non ha mai fatto nulla di particolare per meritarsi le sue attenzioni, o non si è mai comportato come tutti gli altri. Goro è chiuso, introverso e dedito al suo lavoro e Fumiko lo ama, ma ha perso l’occasione di dirgli cosa provava per lui nell’esatto momento in cui viene a sapere che partirà per l’America per almeno tre anni, per lavoro. Lei si blocca e lui pensa di non meritarla e per questo se ne va senza troppe parole. Ma cosa prova davvero lei per Goro? Riuscirà a dirle ciò che prova?
Kotake è una donna che ha studiato medicina e fa l’infermiera. Ha sposato un uomo che siede spesso alla caffetteria, con un giornale, in attesa della sua occasione. Ma mano a mano l’uomo non riesce a ricordare perché è seduto lì e sembra persino perdere l’occasione per recapitare la sua lettera. L’uomo seduto a quel tavolo è il marito di Kotage, Fusagi che soffre di una malattia che lo porta a dimenticare, non ricorda più che sia sua moglie e tutto ciò che di bello i due avevano da condividere sembra sparire radicalmente. Ma cosa ha bisogno di sentirsi dire Kotage dall’uomo che ama? Sta davvero perdendo se stessa per ricevere ancora una volta delle parole da suo marito, che la veda ancora una volta come sua moglie?
Hirai è stata allontanata dalla sua famiglia per il suo eccentrico modo di fare e per essere sempre egocentrica, differente dal resto della massa e non essere come la famiglia avrebbe voluto. L’unica che cerca ancora un contatto con lei è sua sorella Kumi, che lei sente costantemente di dover allontanare e di non dover ascoltare, nascondendosi. Quando accade l’irreparabile, Hirai si rimprovera per non aver avuto modo prima di fare qualcosa per se stessa e per sua sorella. Ma cosa può fare per cambiare la sua condizione?
Kei è sempre stata lì nel suo piccolo locale, assieme a Nagare e Kasu, che lo portano avanti da tempo. Kei è ormai una donna e assieme a Nagare a costruito la sua famiglia ma quello che non sa è che sta per accadere qualcosa che cambierà per sempre le loro vite e quelle di chi vive all’interno del piccolo caffè: l’arrivo di una ragazza da futuro che cerca proprio lei e di cui lei non conosce l’identità ma che l’aiuterà a scoprire quanto è forte ad affrontare tutto ciò che le sta accadendo veramente.
«In fin dei conti, che uno torni nel passato o viaggi nel futuro, il presente non cambia comunque. E allora sorge spontanea la domanda: che senso ha quella sedia?». Kazu è ancora convinta che, se vuole, la gente troverà sempre la forza di superare tutte le difficoltà che si presenteranno. Serve solo cuore. E se quella sedia ha il potere di cambiare il cuore delle persone, di sicuro un senso deve averlo. Ma con la sua solita espressione imperturbabile, si limiterà semplicemente a dire: «L’importante è bere il caffè finché è caldo».
Il perno centrale di questa storia sta tutto nei ricordi e in ciò che vorremmo cambiare e ciò che pensiamo possiamo cambiare nel nostro presente e per il nostro futuro. I nostri rimpianti, i nostri dolori e quant’altro ci condizionano la vita e c’è sempre una piccola cosa che vorremmo aver detto o fatto. Se ci venisse data l’opportunità di farlo con la persona giusta, nell’esatto momento in cui è accaduta anni o settimane prima e avere l’unica possibilità di dire, vedere o fare qualcosa che non abbiamo avuto il coraggio di fare per paura o per qualsiasi altro momento? E’ un’opportunità che non cambierà il corso delle cose ma che può cambiare come vediamo noi la cosa, come la vedono gli altri e ci consentono di vivere al meglio. Una storia che si muove su questa cosa qui.
Lo stile utilizzato dall’autore è piuttosto semplice, scorrevole e di piacevole lettura, strutturato in terza persona seguendo le vicende del piccolo Cafè ma suddividendo storia dopo storia, senza confonderla e mantenendo solo la base generale di chi vive quotidianamente il luogo prescelto, piuttosto che tutto il resto.
Non c’è nulla di particolare nella struttura narrativa se non il fatto che a volte, quando comincia un nuovo racconta si sofferma molto sui dettagli del locale, che finiscono per essere quasi ripetitivi, visto che già si conoscono e si sofferma molto sull’aspetto fisico e sui vestiti che i protagonisti indossano. A una lettura veloce possono suonare ridondanti e poco affini con ciò che si sta leggendo ma, probabilmente è un modo anche per crearsi un effetto visivo e comunicativo a tutto tondo, piuttosto che incentrato sui gesti e sulle azioni. Se pensiamo infatti che la storia nasceva da un’opera teatrale, questo allora passa in secondo piano visto che alla fin fine è normale che a teatro ci si soffermi anche sulla struttura visiva dell’insieme e non solo quella narrativa dei personaggi.
La struttura del caffè è particolare e le regole lo sono altrettanto. Inizialmente avevo pensato che tutte queste regole avrebbero creato solo confusione in capo al lettore e non avrebbero permesso di godersi la storia al meglio, invece dopo la lettura generale del volume penso che se non ci fossero state tutte queste regole, probabilmente il messaggio che voleva comunicare l’autore, non sarebbe arrivato così bene e non avrebbe reso nella stessa maniera di quanto sia ora. Trovo che non solo le regole siano particolari ma abbiano aiutato i personaggi stessi a non sprofondare nei loro stessi errori, ad avere un’unica opportunità da considerare bene e in maniera decisa, per poter dire con il cuore quello che si voleva dire o di vivere quel momento come qualcosa di estremamente prezioso, visto che non si potrà rivivere una seconda volta. Anche la scelta della donna dall’abito bianco, trovo che sia stata decisa e ben composta perché incute paura nei modi giusti e permette a tutti di rientrare nel momento e nei termini giusti seppur avrei voluto vedere anche la storia di quella donna rimasta intrappolata su quella sedia per anni e secoli.
Trovo che la lettura non sia particolarmente avvincente e non è il genere di lettura che puoi fare per distrarti visto che comunque è introspettiva e tratta tematiche delicate, temi che ognuno di noi giornalmente è costretto ad affrontare, in un modo o nell’altro. A chi non è mai capitato di avere un rimpianto o un dolore da volerci consentire di tornare indietro e dire quello che volevamo? Trovo che ad ogni modo la struttura interna del volume rispecchi bene la cultura giapponese e dei piccoli dettagli, così come dei modi e termini utilizzati che riconducono a dei modi di fare che noi occidentali non abbiamo e che a volte manca o dovrebbe esserci. Apprezzo molto questo modo di scrivere seppur sia un po’ lento e ridondante alle volte. E’ stata ad ogni modo una lettura piacevole, seppur non so come possa svilupparsi per i volumi successivi se non in modo totalmente ripetitivo. Spero che possano piacermi.
Le persone non vedono le cose e non sentono le cose nella maniera oggettiva che credono. A distorcere le informazioni visive e uditive che entrano nel cervello intervengono i pensieri, le circostanze, le fantasie più sfrenate, i pregiudizi, le preferenze, le conoscenze, la consapevolezza e un’infinità di altri meccanismi cerebrali.
Il libro è stato introspettivo, moderno, leggero e di piacevole lettura. Non c’è stato momento in cui non mi sia sentita in quel caffè, vicino alle persone che hanno vissuto le loro esperienze e non mi sia sentita vicino a loro. Ognuno di noi ha il proprio scheletro nell’armadio e vorremo la possibilità di poterlo cambiare o di cambiarci noi stessi, riguardo quella cosa. Consiglio la lettura a chiunque ha una questione in sospeso, chiunque si senta di voler essere anche per pochi minuti, seduto a quella sedia.
Toshikazu Kawaguchi scrive un romanzo sulla scia di un’opera teatrale che finisce per essere non indifferente che ci trascina in un vortice di sentimenti che non si possono evitare. Ognuno di noi ha un rimpianto o un ricordo che vorremo cambiare, che ci provoca dolore o una cosa che avremo voluto andasse in maniera totalmente diversa. Il passato si può solo ricordare con quel sorso di caffè e quel che basta per ricordarlo e cercare di creare un qualcosa di nuovo, un presente e un futuro che lascino il segno. Siete pronti a sedervi su quella sedia, a gestire meglio un rimpianto e a gustare ciò che accadrà e il caffè finché è caldo?
Il mio voto per questo libro è di: 4 balene.
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Cosa ne pensate? Potrebbe essere il libro che fa per voi? Io come sempre vi aspetto e mi auguro che vogliate leggerlo, perché no?
A presto,
Sara ©
intrigante la tua recensione ma per gli scrittori giapponesi ho una certa allergia, quindi… difficilmente lo leggerò.
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Ognuno ha le sue preferenze. Ogni tanto mi piace dilettarmi anche in queste letture. Un caro saluto!
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nessun dubbi sui gusti personali ma le letture di autori giapponesi mi hanno sempre lasciato qualcosa di un mondo troppo diverso dal mio.
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Ci sta, è giusto così!
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