BUON POMERIGGIO CARE PARTICELLE LETTRICI!
Eccoci qui con una nuova recensione per voi che spero faccia al caso vostro o di quello dei ragazzi più giovani. Non sono rimasta particolarmente entusiasta di questo libro ma ve ne parlerò passo passo, non temete. Ecco a voi:
Titolo: Vento del Nord
Autore: Gary Paulsen
Data di uscita: 28 giugno 2022
Pagine: 188
Età di lettura: da 10 anni.
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Trama: Quando un’epidemia mortale raggiunge il piccolo villaggio di pescatori dove vive, Leif è costretto a scappare per mare su una minuscola canoa. Viaggia verso nord, seguendo il vento, tra i fiordi, incalzato dalle forze della natura, aiutato dai delfini e minacciato da orsi, balene, orche e rapaci. Leif sa solo da cosa fugge e non conosce la sua destinazione, ma il viaggio lo porterà a fare scoperte da mozzare il fiato, fino a quella più importante: chi è davvero. Prefazione del Premio Strega Ragazze e Ragazzi Davide Morosinotto.
RECENSIONE
La storia ha inizio nel il piccolo villaggio di pescatori dove vive Leif. Una grande imbarcazione sopraggiunge all’improvviso e ne scendono degli uomini smunti, smagriti, ammalati. E’ l’inizio di un’epidemia che il villaggio è costretta a vivere in tutto e per tutto e gli abitanti cominciano uno dopo l’altro ad ammalarsi irrimediabilmente portandoli uno dopo l’altro alla morte. Prima che sia troppo tardi, Carl il Vecchio spinge immediatamente il giovane Leif e al neonato Carl il Piccolo, non ancora malati, a fuggire assieme su una piccola canoa con delle precise indicazioni: Vai a Nord. E’ in questo modo che comincerà una grande avventura per il nostro giovane protagonista che lo porterà al largo alla ricerca del Nord, ricca di alti e bassi ma che gli permetteranno di capire chi è davvero.
Cosa succederà lungo il tragitto del giovane Leif? Cosa cambierà per lui dopo aver perso il piccolo Carl? Quali animali incontrerà lungo il suo cammino? E quale intemperie lo aspettano? Riuscirà a scoprire a cosa è destinato e riuscirà a raggiungere la meta prefissata?
Sembrava tutto vero, e magari lo era, pensò; ma in tutta sincerità non riusciva a ricordare se fosse successo veramente. A ogni modo, ai suoi occhi quelle orche erano come sorelle con l’alito che puzzava di pesce marcio – e nel sogno non gli dispiaceva che giocassero con lui. Come se fosse un giocattolo. Poi niente più sogni, soltanto il sonno, con lo stomaco che avvolgeva le more, la polpa unta del pesce e la zuppa saporita, calda e nutriente. Una coperta dentro il suo stomaco.
La trama è decisamente breve ma in linea sia con la grandezza del volume che è molto piccola, sia in riferimento al fatto che raccontare troppo finirebbe solo per spoilerare dettagli del volume che finiscono per minare la storia stessa e che è bello scoprire in solitaria attraverso la lettura. E’ ben articolata e mi piace come è stata posta.
La copertina è qualcosa di davvero ma davvero bello. Lo so che è brutto dirlo ma avevo visto questo libro quest’estate in libreria ed ero rimasta folgorata fin dal primo momento dalla copertina e dal titolo oltre che dalla trama e visivamente finisce per coinvolgere e catturare molto più del solito. Ho apprezzato il riferimento alle montagne del nord con neve e ghiacciai, alla piccola canoa in basso che rappresenta una scena che troveremo all’interno del volume e la rappresentazione sul retro delle orche che finiscono per essere decisamente fondamentali ai fini del volume. Non volano, certo, perché sono poste in alto ma faranno la loro parte nel volume. Il titolo, come per quanto riguarda la copertina provengono dritti dritti dall’originale ed è stato letteralmente tradotto senza troppe remore, non a caso era Northwind. Insieme, titolo e copertina, creano un connubio decisamente ottimale che piace e si fa amare nella sua presentazione visiva del prodotto.
L’ambientazione della storia si muove con Leif stesso. Parte dal suo piccolo villaggio di pescatori e si muove tra fiumi, mari, isole e terraferma su luoghi ignoti e sconosciuti e il mistero delle terre su cui si aggira lo fa diventare quasi un luogo magico e ricco di sorprese. L’epoca non è definita ma di certo non è un personaggio moderno, su questo non vi è dubbio.
Ci fu un momento durante il quale Leif non riuscì a ricordare se avesse attraversato con il proprio fantasma il ponte degli spiriti. E ce ne furono altri in cui non riuscì a capire se fosse ancora vivo. Ci furono attimi in cui ripensò a Carl il Piccolo, che era morto, e agli altri uomini dell’accampamento, morti anche loro; erano morti tutti tranne lui che, a differenza degli altri, non se ne era andato del tutto; e si sentì sprofondare per la vergogna, perché lui era vivo e gli altri no. Nel gorgo solido di febbrile follia, sogni viventi, incubi viventi, credette di essere morto davvero, e questo non gli dispiaceva. Non poteva dispiacergli. Il cocente senso di colpa nel cervello lo portava a credersi morto, e non gliene importava niente, anzi, accettava la propria fine di buon grado.
I personaggi della storia sono molto pochi e li vedremo per un periodo decisamente limitato. C’è il capo villaggio Carl il Vecchio a cui Leif è affezionato e Carl il Piccolo che purtroppo perirà poco dopo la partenza di Leif dalla stessa malattia che ha colpito tutti al villaggio. E’ un viaggio dedicato all’animo e allo spirito del viaggiatore che lo conduce alla conoscenza profonda dello stesso e delle sue capacità, della sua stessa esistenza. Il volume si concentra quasi esclusivamente su di lui ed è proprio di lui che vi parlerò adesso.
Leif è un personaggio piuttosto semplice e dal passato travagliato che ha vissuto a bordo di imbarcazioni che lo hanno costretto ad avere una vita non particolarmente facile. L’unica persona che ha a cuore è Carl il Vecchio che ricorda sempre con piacere lungo il suo percorso perché ha ricevuto de consigli e delle parole di conforto quasi come fosse un famigliare. E’ un personaggio chiuso, non incline a mostrarsi troppo per il suo passato e per le sue emozioni ma si definisce dalle sue capacità e dalla sua gestione del corso degli eventi che lo rafforzano e arricchiscono passo dopo passo, pagaiata dopo pagaiata.
Che gli orsi erano come le persone. Pensavano come le persone. Passavano momenti belli e momenti brutti proprio come le persone A volte erano felici e a volte erano arrabbiati; che non c’era nulla di peggio di un orso arrabbiato, a parte forse la terra quando si metteva a tremare e travolgeva il mondo con onde gigantesche. Quelle onde Leif non le aveva mai viste, ma Carl il Vecchio ne parlava con grande rispetto e diceva che era impossibile batterle. Proprio come era impossibile battere gli orsi. E Carl il Vecchio diceva anche che gli orsi non erano tutti uguali.
Il perno centrale della storia si muove sul viaggio, sull’idea dello stesso e sul fatto non tanto di arrivare a Nord come meta ultima ma di godere e apprendere dal viaggio quanto più possibile. E’ quello che farà Leif lungo il suo percorso fatto di orche, orsi, tratte ripide e scoscese, momenti doloranti e dolorosi, pericoli e momenti in cui poter tirare un sospiro di sollievo. E come dice il detto: l’importante non è la meta ma il viaggio”; Leif lo vive con assoluta inesperienza ed è questo che poi rende il viaggio ancor più vivo e ricco di avventure bizzarre, pericolose e quant’altro.
Lo stile utilizzato dall’autore è piuttosto semplice, lineare e non particolarmente articolata seppur sia particolarmente descrittiva la struttura del volume e quasi del tutto priva di dialoghi. Si focalizza su di Leif per tutta la lunghezza del percorso e del suo viaggio verso il nord seppur non sia in prima persona ma in terza. Apprezzata, senza alcun dubbio, la prefazione di Morosinotto che ci regala un grande spunto per riflettere attraverso le sue parole iniziali.
Il punto forte del volume sono sicuramente le descrizioni dell’autore degli ambienti e degli animali, così come di Leif che finiscono persino per sorprendere per come riesce a spingere la nostra immaginazione a trovarci lì con lui, nel suo mondo, nella sua storia e in tutto quello che accade. Questo è sicuramente una cosa che ho apprezzato e che per tanti volumi non avviene ma manca di dialoghi che invece sarebbe stato opportuno avere ogni tanto. Su questo infatti posso dire che ho impiegato molto più tempo a leggere questo volume rispetto ad altri visto che tutto questo finisce per rendere poco elastica e dinamica la storia. Mi ha ricordato quasi Robinson Crusoe e la mia speranza che questo incontrasse al più presto venerdì perché tutta la sua angoscia e ciò che ha svolto è sembrato fosse accaduto a me – che per carità esperienza di lettura riuscita se si puntava a far provare questo – ma pesante se si vuole leggere qualcosa di formazione e specialmente per la fascia a cui questo libro punta visto che è comunque per ragazzi.
La storia in sé è sicuramente un viaggio interessante per chi decide di seguire Leif e le sue avventure ma finisce, sotto certi aspetti, per essere pesante e ridondante e a tratti quasi ripetitivo. Ad un certo punto nel corso della lettura mi è quasi sembrato che alcune scene fossero già accadute visto che Leif si muove attraverso fiumi, mari e isole e comunque incontra quasi esclusivamente gli stessi animali: si vedano le orche e balene che appaiono più di una volta e che la scena finisce per essere un tantino ripetitiva quasi come se l’autore non sapesse di cosa scrivere quando potevano accadere tante di quelle cose… Questo ha finito per rendere la lettura decisamente più pesante e monotona, quando mi aspettavo qualcosa di dinamico visto che alla fin fine si punta molto sulla descrizione ovviamente e questo già tende a renderla leggermente più impegnativa.
Nulla di più semplice.
Si viveva o si moriva.
E nel frattempo, tra la vita e la morte, uno teneva la
mente aperta, ascoltava, annusava, osservava…
Nel frattempo uno imparava.
Il libro è stato un piccolo volume di formazione che, attraverso il viaggio e il percorso in mare verso Nord, ci garantisce la crescita e la maturità di un personaggio che non solo cerca un punto di approdo e di arrivo dettato da chi gli voleva bene all’inizio ma una nuova vita fatta di scoperte uniche e indimenticabili. Un libro carino, che consiglio a chi ama i viaggi, le esplorazioni e le avventure di crescita emotiva.
Gary Paulsen ci trascina in un’avventura fatta di freddo, malattia, pagaiate e canoe, gruppi di orche giocose e affamate e orsi curiosi e potenzialmente pericolosi che permetteranno a Leif così come al lettore di scoprire un viaggio determinato dalla voglia di vivere, di raggiungere uno scopo e della determinazione dello stesso per cercare di vivere, non solo sopravvivere. Riuscirete a farvi strada assieme a Leif a bordo della sua canoa?
Il mio voto per questo libro è di: 3 balene e mezzo.
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A presto,
Sara ©
Bella serata
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