BUON POMERIGGIO CARE PARTICELLE LETTRICI!
Altro giorno, altro articolo per voi. Oggi vi porto una biografia particolare che ci mette a contatto con il mondo animale. Siete curiosi? Non vedo l’ora di parlarvene per cui, bando alle ciance e date un’occhiata a questo libro:
Titolo: Per il sogno di altri
Autore: Massimo Bellavita
Pagine: 225 e-book/ 319 cartaceo
Prezzo cartaceo: 13,08€
Prezzo e-book: 6,99€
Data di uscita: 04 giugno 2019
Genere: Narrativa – biografico
Sinossi: doveva essere un lavoro semplice, l’esperienza e le conoscenze c’erano, il posto era stato trovato e il requisito richiesto era uno solo ma fondamentale: fare il lavoro sporco. E da quell’esperienza nasce la testimonianza in prima persona di un sogno che si realizza, l’apertura di un allevamento e pensione per cani, dove due soci mettono a nudo la loro vera indole e si confrontano con i due mondi paralleli in cui si trovano a vivere: quello umano e quello canino.
ESTRATTO
La proposta
Il momento preciso in cui mi fu proposto di “aprire un canile” non lo ricordo, ma probabilmente mi trovavo ancora a lavorare in aeroporto, dove, ormai da anni, stavo portando avanti la mia lotta personale contro il “sistema aeroporto” che, a mio modo di vedere, prevedeva la spersonalizzazione del singolo e la sua dissoluzione in una massa compatta e amorfa. Alla fine del 2007, ormai esausto e intaccato sia fisicamente che psichicamente da quella mia battaglia silenziosa, diedi le dimissioni. Dopo quella ennesima esperienza, durata quasi due lustri, sapevo che il lavoro dipendente non faceva al caso mio e che vi avrei potuto far ricorso solo sporadicamente, per mere necessità economiche. La mia marcata personalità autonoma non lasciava altri spazi decisionali: conoscendomi, sapevo che avrei dato il meglio in una qualsiasi attività indipendente. Quindi, il 2008 poteva e doveva essere l’anno della svolta. Di fatto, terminai l’università e mi concessi un lungo anno sabbatico e di riflessione, nel quale però mi vennero poche idee brillanti, nessuna delle quali mi affascinò a tal punto da prendere una vera decisione. Fissai la mia residenza nella città di adozione, compii qualche viaggio nel Nord-Est italiano e nella capitale, per poi fermarmi nei successivi quattro anni in quello che sarebbe diventato il luogo della mia nuova esperienza di vita. In quello stesso 2008, firmai la mia condanna a un lavoro che, invece di rendermi libero, mi rese schiavo.
Che ve ne pare? Fatemi sapere, mi raccomando, io vi aspetto come sempre!
A presto,
Sara ©