RECENSIONE #37 – L’ESERCITO DEI 14 BAMBINI DI EMMY LAYBOURNE

BUON POMERIGGIO CARI LETTORI!

Ecco che quest’oggi vi lascio la recensione del libro che voi tutti avete atteso e finalmente dal 19 gennaio è uscito in libreria per la Newton Compton che ringrazio ancora per avermi permesso di leggero.

Autore: Emmy Laybourne
Titolo: L’esercito dei 14 bambini
ISBN: 978-88-227-0286-9
Pagine: 320
Prezzo: € 9,90
Sinossi: Quattordici studenti di diverse età sono rimasti intrappolati all’interno di un gigantesco supermercato a Monument, in Colorado. Lì dentro c’è tutto ciò di cui potrebbero aver bisogno: cibo di ogni genere, vestiti, videogiochi e libri, farmaci e ogni tipo di bevanda alcolica… e senza la supervisione di un adulto possono fare quello che vogliono. Potrebbe anche essere divertente. Purtroppo la verità è che fuori da lì il genere umano sta scomparendo a causa di catastrofi naturali e della dispersione di sostanze chimiche nell’atmosfera che, a seconda del gruppo sanguigno, possono provocare nelle persone disturbi paranoidi, accessi di violenza o addirittura la morte. I bambini devono rimanere all’interno, costretti ad attrezzarsi per la sopravvivenza, senza sapere se potranno mai uscire. Nonostante la giovane età, saranno in grado di cavarsela e guadagnarsi un futuro?

RECENSIONE:

La storia ha inizio in una normale mattina in cui Dean, il protagonista e voce narrante, si preparano per andare a scuola assieme a suo fratello Alex. Una volta preso il pullman per andare a scuola inizia una furiosa grandinata. Non una grandinata normale, perché i chicchi di grandine sono grandi come pietre. I nostri ragazzi avranno una complicazione e saranno costretti a rifugiarsi in un supermercato dove finiranno per restarci chiusi dentro.

Da qui, la storia prende vita.

Io andai nel reparto cancelleria e scelsi una penna da otto dollari, e il quaderno di marca più bello e più caro che avevano. Mi sedetti lì e iniziai a scrivere. Dovevo buttare giù la storia della tempesta di grandine finché ce l’avevo ancora in testa. Sono sempre stato uno scrittore. Per qualche motivo mettere qualcosa nero su bianco fa diventare ok tutto quello che succede. Mi siedo e scrivo, tutto teso e stressato, e quando mi alzo, tutto è di nuovo a posto. Mi piace scrivere a mano, in un taccuino ad anelli. Non riesco a spiegarlo, ma riesco a pensare chino su una pagina in un modo che mi è impossibile al tablet. Ma so che per gli altri è strano scrivere a mano, se non si tratta di qualche appunto al volo, dato che ci insegnano a scrivere sul tablet con il touch già all’asilo.

La trama è stata scritta molto bene, soprattutto dopo aver letto il libro ci si rende conto che viene descritta molto bene. Quindi decisamente un punto a favore.

La copertina, per quanto fosse somigliante all’originale e solo un po’ più accentuata nel colore non mi convince. Sembrano finti, ecco. Ma la mia domanda si concentra soprattutto sul titolo. Perché il titolo è stato cambiato. Questo titolo è decisamente inappropriato. Non è un esercito, sono dei bambini / ragazzi che cercano di sopravvivere. Il titolo originale era Monument 14, il nome della città e il numero dei bambini. Poteva semplicemente essere lasciato così. Avrebbe avuto più senso.

[In più, non mi è chiaro il riferimento che viene fatto in copertina riguardo Hunger Games. Non c’entra niente (ma proprio niente niente è!) e dire che questo potrebbe essere l’erede smonta l’immagine di Hunger Games stesso. Forse potrebbe essere minimamente collegato al fatto che ci sono dei ragazzi/bambini come protagonisti centrali ma alludere ad HG non ci sta.]

L’epoca e l’ambientazione sono post apocalittici. Inizialmente sembra una mattina qualunque in una tranquilla cittadina americana. Ma presto cambierà tutto. Tutto sarà diverso.

Alex corse verso di me e mi slegò. «Hai dato un morso a Brayden in testa», mi disse, gli occhi luccicanti. Poi mi sussurrò: «È stato bellissimo!». «Dove sono gli altri?», chiesi massaggiandomi i polsi doloranti. «Stiamo ancora lavando i gemelli», mi disse. Si voltò per tornare di là. Io non lo seguii. «Ci vediamo quando abbiamo finito?», mi chiese.

Il perno centrale è per l’appunto Monument, la città e il disastro che colpisce tutti, nessuno escluso. I ragazzi si ritrovano in una situazione surreale e a dover affrontare una cosa molto più grande di loro. Si ritrovano a dover prendere decisioni, ad affrontare ciò che li aspetta e a mettersi sulle spalle delle responsabilità. A diventare più grandi di quelli che sono, a mettersi in gioco completamente.

Eccola lì. Così bella, piegata sulle mie ginocchia. Aveva gli occhi chiusi, e per un momento, la guardai e basta. La faccia sporca. Le labbra chiuse, screpolate e rosee. Gli occhi arrossati. Lo zigomo. Delle lentiggini marroncine sulla mandibola. Sembravano gocce di sangue. Astrid Heyman. Cercai di imprimermi nella memoria tutta quella bellezza.

I personaggi che troverete sono molti e piuttosto variegati (quasi una vera e propria classe scolastica). Vi racconterò un po’ dei 14 ragazzi che troverete all’interno del romanzo e con cui vi troverete a stretto contatto una volta entrati dentro questo mondo:

La voce narrante è per l’appunto Dean – o Geraldine come lo chiamano alcuni compagni d’avventura. Dean è un tipo piuttosto semplice. Uno di quegli adolescenti al margine, sempre messo da parte. Ama scrivere e lo fa scrivendo tutto ciò che accade al gruppo da quando inizia la loro avventura. A volte, il libro sembra essere proprio ciò che ha scritto. O almeno è ciò che ho pensato io più volte.

Niko è, a differenza di ciò che pensa l’intero gruppo, un vero e proprio leader. Ha spirito di organizzazione e di sopravvivenza oltre che di adattamento. Darà i maggiori contributi.

Alex è il fratello di Dean. Un ragazzo intelligente che mette a disposizione la propria conoscenza per rendere efficacie l’intero sistema in cui sono racchiusi i ragazzi.

Josie inizialmente è un punto interrogativo. Poi si rivela e diventa parte importante per tutti. Ha spirito materno e sa prendersi cura dei bambini come nessuno avrebbe mai immaginato.

Sahalia è un’appariscente ragazza delle medie. Ed è piuttosto ribelle. Una di quelle adolescenti che si trovano nel mezzo fra essere considerate donne e l’essere ancora bambine. La via di mezzo ecco.

Jake e Brayden sono i classici amici spacconi. Quelli tutto muscoli e niente cervello per cui pensano che basti un sorriso per conquistarsi la folla. Ma imparerete ad apprezzare anche loro.

Astrid è stata un vero e proprio punto interrogativo. Dean è da sempre innamorato di lei e la vede come una dea ma non ne è arrivata questa immagine. Ma valuta e sembra capire anche silenziosamente cose abbastanza velate.

Max, Ulisse, Batiste, Henry, Caroline e Chloe sono i più piccoli della combriccola. Sono coloro che hanno bisogno di essere rassicurati e di sentirsi a casa anche se non sanno se la rivedranno. Ma dietro l’innocenza da bambini nascondono delle profonde peculiarità. Ma non vi dirò di più dovrete imparare a conoscerli da soli.

A volte, quando meno te lo aspetti, il lutto ti taglia le gambe, ti butta a terra. Fu quello che mi accadde quando vidi quel disegno.

Lo stile utilizzato è semplice e diretto. E’ stato tutto molto scorrevole e l’ho terminato in poche ore. Quindi decisamente buono sotto questo punto di vista.

Alcuni dei ragazzi come dei bambini sono sembrati assolutamente reali, credibili quasi fossero veri. Altri fatti invece mi sono sembrati, per alcune cose, piuttosto bizzarri e poco credibili.

Mi spiego: Niko, mi è sembrato davvero troppo per la sua età da sembrare quasi un adulto. Poi il fatto del lato discarica: possibile che tutto quello non influiva sull’aria che respiravano, su tutto ciò che vivevano all’interno? (Doveva esserci quantomeno fetore o qualcosa di simile. Cosa che sembra essere lasciata al caso). Il fatto di Batiste (bambino), chef esperto?

«Dev’essere facile per te», dissi. Mi sentivo la faccia calda. «Perché?» «Arrivi nella nostra scuola e tutti ti amano. Sei il miglior giocatore di football. E ti prendi la ragazza più bella della scuola. La ragazza migliore, senza nemmeno muovere un dito». Mi sfogavo. Mi sentivo un duro. Come se potessi dire tutto ciò che provavo davvero. Ero ubriaco. «Ma chi sei davvero?», dissi a Jake, versandomi altro rum. «Voglio dire, cos’hai oltre al fascino e qualche muscolo?» «D’accordo, calmati, Geraldine», disse Brayden. Svuotai il mio bicchiere di carta. «È un bel po’ di rum per un moscerino come te», disse Jake. «Non te la meriti». Mi alzai. «È così intelligente, così bella. È così spontanea e divertente e gentile, e tu sei solo uno scemo. Non la ami nemmeno. La vuoi solo per svuotarti quando ne hai bisogno».

Il libro è stato scorrevole come decisamente coinvolgente ma ha perso in fatto di vitalità. Essendo un post apocalittico me l’ero immaginato piuttosto ricco di azione. Invece, soprattutto nella parte centrale c’è stato il “piattume” più assoluto. Ok l’organizzazione nel supermercato e tutto ciò che ne concerne la sopravvivenza ma, per la maggiore, è scivolato in una serie di convenevoli inutili.

Speravo sempre di essere all’apice di un azione che invece sembrava rivelarsi il vuoto totale.

Accade tutto all’inizio e tutto alla fine.

Nel centro i ragazzi sembrano essere rinchiusi in un parco giochi. Il che ci sta anche nella loro situazione, cos’altro dovrebbero fare – ed è quindi comprensibile – ma immaginavo tutto più attivo e vivo. Ma l’autrice probabilmente ha preferito concentrarsi sull’essenza e sul farci conoscere al meglio i ragazzi. Spero che questo romanzo sia stato di preparazione per i successivi e che questi ultimi siano più carichi.

Quindi ecco che giungo alla mia conclusione.

Il mio voto per questo libro è di : 3 pesciolini.

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Con questo è tutto. Fatemi sapere cosa ne pensate con un bel commento!

Alla prossima,

Sara.©

10 thoughts on “RECENSIONE #37 – L’ESERCITO DEI 14 BAMBINI DI EMMY LAYBOURNE

  1. Diciamo che quando si tratta di bambini, la voce narrante è un’arma a doppio taglio. Si corre il rischio che i personaggi pensino, agiscano e si esprimano in maniera “fuori dalle righe” rispetto alla loro età. Comunque, si tratta di una scelta davvero coraggiosa 🙂

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