INTERVISTA A FRANCO GIACOIA E PALMIRO MIGNINI PER IL RISVEGLIO DELL’ALBINO #1

BUON POMERIGGIO CARI BEI LETTORI!

Ecco per voi l’intervista per il libro Il risveglio dell’albino, il primo di una saga fantasy: I cieli del sole morente.

Potete trovare la recensione di questo bel libro, se ve la siete persa o se non lo conoscete ancora: QUI!!! In attesa del secondo capitolo ecco un piccolo regalo:

Ora passiamo a cose serie! Si comincia!

– Uno scritto a quattro mani piuttosto affascinante. Ma come sono stati suddivisi i compiti? La penna è di entrambi e come è stato suddividervi le cose? E’ stato difficile collaborare tra scritto e idee?

Franco: quando si compie un lavoro a quattro mani, il rischio che emergano due stili differenti all’interno della narrazione è molto elevato; è piuttosto raro che due persone, pur pensandola alla stessa maniera, riescano a scrivere in modo omogeneo, e il lettore verrebbe a trovarsi in difficoltà nel trovare discontinuità nello stile. Il mio compito è stato quello di curare la penna, ossia la stesura della trama e dei dialoghi, forte della mie esperienze nei corsi di scrittura creativa e workshops; quello di Palmiro, non meno importante e alquanto impegnativo, è stato individuare eventuali discrepanze, segnalare quei punti in cui i personaggi tendevano a uscire dal copione dicendo o facendo cose non proprio congrue alla loro psicologia e/o al modo di agire, di indicare in quali punti intervenire tagliando o aggiungendo parti di narrazione che stonavano o arricchivano la stessa. Direi che le difficoltà ci sono state, la gestazione del romanzo è stata lunga e difficile, ma la nostra ottima intesa e disponibilità al confronto (sempre essenzialmente costruttivo) ci ha molto aiutato.

Palmiro: Il lavoro a priori è di entrambi: pianificare, decidere, vedere come evolverà la storia. La penna è di Franco, il roboante rumore di sottofondo e il brontolio sommesso che accompagna Franco nella scrittura è il mio. Mi piace immaginare quello che Franco scrive, vivere la scena per come la mette lui, vederla in testa, entrare nella scena e vedere cosa c’è da aggiustare e aggiungere, certo è facile quando riesci così bene a vedere la scena nella tua testa.


– Un’altra piccola curiosità personale che spero possa interessare visto che i scritti a quattro mani sembrano essere sempre più presenti. E’ stata la scrittura ad avvicinarvi o eravate già vecchi amici? Cosa vi unisce? E cosa condividete?

Palmiro: Condividiamo la stessa passione per i giochi di ruolo da anni e siamo amici da tempi immemori. Non credo sia possibile intraprendere un viaggio del genere se non c’è questo tipo di sintonia tra due persone che lavorano insieme ad un progetto strutturato in questo modo. Quando ci è possibile usciamo anche dal guscio della scrittura per serate di puro cazzeggio, ma alla fine si torna a parlare del libro.

Franco: ha già detto tutto Palmiro


–  L’ambiente che circonda Akarthia sta per volgere al termine. Il buio sta per costringere i nostri eroi a ritirarsi, ad abbandonare le loro case per tentare di sopravvivere. Un fantasy molto curato e  ben scritto. Dove e come è nata l’idea / ispirazione per questa storia?

Palmiro: L’idea è di altri due nostri amici, è nata come un avventura per un gioco di ruolo e poi si è evoluta, trasformata, gonfiata. Da una semplice storia è nato un universo dentro il quale si svolge la storia principale. Ad ogni svolta che compie la storia pensiamo a creare uno sfondo di contorno che permette al lettore di sfumare e vedere il tutto che circonda l’azione…

Franco: ci tengo a sottolineare che i due amici in questione sono Gioacchino Romani e Michele Pagavino. La cosa incredibile è stata vedere come un modulo di avventura gdr di 10 pagine sia diventato una trilogia fantasy, sviluppando quelle situazioni di background e aree geografiche dell’ambientazione che, per ovvi motivi di tempistica, nell’avventura giocata sono state messe da parte.


– Nel volume sono presenti molti personaggi: Nasedo, Yumi, Nadir, Lanthis, e Jonathan, il coraggioso albino risvegliato. Ci sono molti personaggi anche secondari ma fondamentali per questa storia. Ma c’è un personaggio in cui ti ritrovi di più e che ti somiglia? E perché?

Palmiro: Io adoro Lanthis, ma i lettori ancora non potranno capire perché… nel primo libro sono altri i protagonisti sotto i riflettori, lui invece deve restare ancora nell’ombra per “scelte di copione”. Non posso dire molto, ma è un eroe romantico incompreso, vede la vita a modo suo, adoro il suo tormento inferiore e le motivazioni alla base delle sue gesta, il suo vedere la vita usando come filtro quello che la vita gli ha fatto… fidatevi, vi saprà stupire.

Franco: personalmente, mi identifico molto in Nadir. Lui, come me, è un sognatore, un eroe romantico di altri tempi, sensibile, introverso, geloso dei propri segreti, ma che nasconde la propria fragilità emotiva sotto una dura scorza di pragmatismo e cinismo. Vedo molto di lui in me. O viceversa


– Ogni personaggio sembra studiato nei minimi dettagli. Persino i loro nomi, per cui ho trovato difficoltà a distinguere inizialmente Nasedo da Nadir,  sono piuttosto ricercati. L’unico piuttosto comune risulta quello dell’albino. Hanno qualche significato i nomi che sono stati scelti?

Palmiro: Il Nadir è un termine della navigazione, Nasedo è un nome di fantasia, Yumi è un termine giapponese che identifica un arco particolare unico nel suo essere asimmetrico ma perfettamente bilanciato. Diciamo che la scelta e legata solo al “dover dare un nome”. L’unico per assurdo più ricercato è proprio Jonathan… e ogni riferimento al più famoso gabbiano Jonathan della scrittura non è “puramente casuale”.

Franco: niente da aggiungere a quanto già detto.


L’albino si è svegliato e per Nasedo è una specie di salvezza, una profezia che si avvera. Per come viene descritto, però, Jonathan è sembrato molto strano, enigmatico, quasi stesse fingendo. Ed il gruppo anche se molto diffidente lo porta con sé. Si tratta di fiducia quella che Nasedo ripone in lui? Come può l’intero gruppo fidarsi di uno sconosciuto?

Franco: Jonathan si risveglia in un mondo alieno, che non è il suo, e non ricorda niente del suo passato, delle sue origini. Normale che si senta strano, smarrito. Come se non bastasse, dopo poche pagine si ritrova catapultato nella catastrofe che si rivela in tutto il suo orrore. Avrebbero certo potuto lasciarlo lì, a morire, ma questo non sarebbe stato un comportamento molto credibile in un heroic fantasy classico. Certo che se avessimo avuto degli eroi malvagi, forse…

Palmiro: In realtà è una fiducia figlia della situazione e a tratti rasenta la disperazione. Quando Jonathan viene trovato, non c’è molto tempo per pensare a cosa fare e viene fatto salire a bordo; quando, a freddo, i personaggi si mettono a riflettere sul “chi è Jonathan”, le leggende del passato fanno diventare l’albino una sorta di segno del destino, un motivo di speranza… e loro ne hanno un disperato bisogno.


La figura di Yumi è molto simile a quello di una sacerdotessa ma con poteri molto particolari. Ma sembra l’unica ad avere dei poteri al mondo. C’è qualche altro essere come lei? Ci sono altri che possono usare poteri? Saranno svelati più avanti i misteriosi segreti che avvolgono Akarthia?

Palmiro: Yumi è unica e non sa neppure lei quanto. La sua natura la pone in una posizione molto particolare nel mondo, soprattutto perché è e resta una ragazzina al quale è stato dato un potere enorme. Esiste la magia su Akarthia, quella clericale e quella arcana. La prima convive in rispetto con la natura e “ricicla” la magia, quella arcana consuma e basta rischiando di alterare l’equilibrio se qualcuno dovesse abusarne. È uno dei motivi di contrasto tra le due fazioni, addirittura i druidi pensano che il grande buio sia colpa dei maghi e del loro uso indiscriminato della magia… ma chissà…

Franco: come ha ricordato Palmiro ci sono i maghi, ci sono i druidi, e poi ci sono gli utenti della Via, i cosiddetti psionici, che dispongono di poteri mentali capaci di cose mirabolanti.


Personalmente quando il gruppo approda nella zona piratesca, l’ho apprezzata particolarmente come tutti i colpi di scena che ne conseguono. C’è una cosa che ami particolarmente all’interno del romanzo? (senza spoiler ovviamente)

Franco : ritengo che la parte del romanzo che si svolge su Ascalorn, l’isola dei pirati, sia forse la più intensa e dal punto di vista drammaturgico e dal punto di vista emozionale. Un autentico capolavoro, se ci concedete un pizzico di sana presunzione. Quello che poi mi piace molto è lo scottante tema d’attualità che tocca il romanzo (certo non voluto, visto che l’avventura venne progettata nel 2005, quando ancora una simile tematica non erano ancora così pressante come oggi), ossia il problema dei profughi.

Palmiro: Adoro quando le schegge del passato dei personaggi vengono fuori, adoro quando l’immagine che viene creata dalla situazione del momento lascia spazio al “dietro le scene”. Rende i personaggi non solo dei nomi su carta, te li fa entrare dentro, ti rivedi nei loro sogni, capisci il loro punto di vista. Il pezzo che mi fa impazzire è quello di Nadir bambino che sguscia tra i vicoli di Nogareth per mettersi a sognare sul suo futuro… poesia.


– Il libro è terminato nel bel mezzo dell’azione imminente. Cosa succederà lo sapremo soltanto nel secondo volume. Quanti volumi ci saranno ancora? Una piccola anticipazione per il prossimo capitolo?

Palmiro: ci saranno altri due romanzi. Anticipazioni? Le carte sono in tavola e i giocatori sono seduti, è tempo di dare inizio alla mano finale e vedere chi ha la mano più forte… sul piatto c’è il destino del mondo. E la vera storia di Lanthis! Ve l’ho già detto che lo adoro vero? Saprete… AH se saprete.

Franco: dico solo questo. Preparate i dadi!


Un grazie enorme a Franco Giacoia e Palmiro Mignini che sono stati gentilissimi e sempre disponibili. Veramente due belle persone! Grazie!

Spero vi sia piaciuta e vi auguro una buona giornata!

A presto,

Sara.©

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